“E che è? Le mutande di Bridget Jones?”: è stato un amico,
di quelli di cui ci si può fidare, a fulminarmi con queste poche, terribili
parole, un giorno che stavamo facendo acquisti insieme in una nota catena di
biancheria intima.
Ecco, è stato illuminante. Perché mi sono accorta che indossare
biancheria triste, quella che grida al mondo “tanto non ci deve vedere
nessuno”, quella che mortifica non solo i sensi ma soprattutto lo spirito, che
mette le mani avanti e tarpa le ali all’avventura, è uno dei torti più gravi
che una donna può fare alla propria sensualità. Attenzione: non dico che si
deve andare in giro bardate come un catalogo di lingerie. Ma tra la mutanda
ascellare rosa sbiadito e un paio di slip di cotone ben tagliati e di un colore
accattivante c’è come dal giorno alla notte. In mezzo c’è il nostro ego
sessuale e questo, cari miei, vale anche per i maschietti.
Il cassetto della
biancheria è un buon termometro dell’umore: quando son felice trabocca di pizzi
e colori vivaci, declinati in pezzi mooolto piccoli e aggraziati. È un invito
al gioco, alla gioia degli occhi e a quella del cuore, un incoraggiamento ai
sensi e una civetteria mai obbligatoria ma così seducente, prima di tutto per
noi stesse. C’è chi preferisce il classico ma sempre sexy nero.
C’è chi non
sopporta gli abbinamenti perfetti, i “completini”, per capirci. C’è chi
stravede per il cotone (e vi giuro che un paio di mutandine di cotone bianco
che lampeggiano da sotto una coloratissima gonna estiva possono affascinare
anche i tombeur des femmes più incalliti!), chi è in fissa con i tessuti bio e
chi non riesce a rinunciare allo scivolare sensuale della seta.
Certe culottes
sanno essere molto evocative, ma sono sempre di più le donne che indossano
ormai quotidianamente solo perizoma o brasiliano, felici di non dover tenere
sotto controllo il segno degli slip sotto i pantaloni attillati e abbastanza
comode da potersene impipare di tutto il resto.
La regola generale comunque
suggerisce di puntare ad un abbinamento accettabile tra reggiseno e mutandine
(niente di trascendentale, ma se si riesce ad evitare il bianco/nero pare
carino), slip di dimensioni ragionevoli, top che non possano essere
tranquillamente adibiti a fionda, capi complessivamente privi
di buchi, fili
tirati, elastici bolliti da troppi lavaggi.
Occhio signori: questo vale anche
per voi! Lo slip che arriva all’ombelico ammazza anche il più selvaggio degli
ormoni femminili, per non parlare di quelle strane mutande grigiastre, stinte
dalle centrifughe a 60°, che alcuni si ostinano a portare.
Non sono ammessi neanche
boxer strizzapalle, disegnini ottocenteschi, orsetti, scritte “spiritose”. Per
carità. E per quanto la vostra compagnia di letto possa adorare il prezioso
contenuto della vostra biancheria, abbiatevi il riguardo di presentare la
mercanzia con la grazia che amate nei partner: dare per scontato è un errore
grave, come pensare di poter derogare da un minimo di buon gusto.
E insomma,
certe doti valgon bene una mutanda decente.
Oggi, grazie alla sempre più ampia
presenza di catene che vendono biancheria a buon prezzo, ci si può sbizzarrire
e garantirsi un ricambio stagionale che scongiuri la mutanda che fa i pallini,
i colori indefiniti tra il grigio e il topo, l’effetto fisarmonica. Non ci sono
più scuse. Lo slip della prima volta, quello che indossavate quando vi siete
laureate, il boxer di quando avete fatto quel gol bellissimo a calcetto: per
loro c’è posto nella scatola dei ricordi, tra le memorie preziose e un po’
sbiadite. O anche tra le pagine di un vecchio dizionario di latino, come si
faceva una volta coi fiori secchi.
Uscite e andate a comprarvi una sacchettata
di mutandine nuove di zecca, a colori, nere, trasparenti, coi laccetti, di
pizzo, di cotone, come vi pare insomma: in comune c’è il gusto di pensare di
averle addosso. E che qualcuno possa vederle, toccarle e sfilarle: al più
presto!
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