12/08/16

PESTICCIARE AI WEIWEI E FARLA FRANCA

No dico, non so di dove fosse, so che parlava tedesco. E so che noi italiani sempre disponibili a vederci come i peggiori del mondo non l'avremmo mai fatto (sono troppo ottimista?).
Situazione: mostra di Ai Weiwei ("Traslocation - Transforfation") in calendario fino al 20 novembre al "21er Haus" (coinvolto anche il vicino "Belvedere"), a Vienna (http://www.21erhaus.at/). Sul pavimento della sala centrale, accanto alla ricostruzione dell'antico tempio risalente alla tarda Dinastia Ming che rappresenta il grande cuore della mostra, due installazioni una delle quali è "Teahouse", questa:

Un grande tappeto di foglie di tea disposte a terra e all'interno due casette di foglie di tea pressate. Bene il tipo vuole vedere da vicino le casette e non esita a montare coi suoi piedacci sul "tappeto" marrone meravigliosamente odoroso. 

Scatta immediatamente l'allarme, accorrono trafelati almeno un paio di addetti alla guardiania mentre un microfono saggiamente disposto sotto le foglie amplifica il rumore sinistro dei passi del tipo che stupit/do si guarda intorno non capendo il perché di tanta agitazione. Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe non viene abbattuto sul posto, mi pare che non si scusi neanche tanto ma viene comunque perdonato.

Il titolo della mostra, "Traslocation - Transforfation", segnala come le persone, ma anche gli oggetti, vengano trasformati dalle espulsioni, le migrazioni, i voluti (e obbligati) cambiamenti di collocazione: il tema del necessario processo di riorientamento che segue le quotidiane tragedie delle migrazioni sappiamo essere il tema costante della vita e del lavoro di AI Weiwei. 
Se nella prossima mostra fiorentina a Palazzo Strozzi del 23 settembre, la prima antologica italiana dedicata al grande artista cinese, il segno distintivo sappiamo già sarà la teoria dei gommoni arancioni che faranno da cornici alle finestre del piano nobile, qui sono i 1005 giubbotti di salvataggio che galleggiano come fiori di loto ("F Lotus" è il titolo dell'installazione) nel laghetto barocco antistante la facciata posteriore del Belvedere di sopra, formando una grande F scritta in carattere gotico.
Ma si diceva che il cuore della mostra, curata da Agnes Husslein-Arco direttrice del Belvedere e del 21er Haus,  è senza dubbio l'installazione "Wang Family Ancestral Hall" che consiste nell'antico tempio risalente alla tarda Dinastia Ming accuratamente ricostruito. 
Alto 14 metri il tempio è formato da più di 1300 pezzi ed è presentato qui per la prima volta fuori dai confini cinesi. Diventò di proprietà della famiglia Wong i cui membri erano importanti mercanti di tea della provincia meridionale dello Jiangxi. Durante la Rivoluzione Culturale la famiglia fu espulsa dal paese e il tempio lasciato al degrado.
Ai Weiwei comprò la costruzione da un investitore e successivamente la inserì nel suo contesto artistico rimuovendone dunque l'originaria funzione e "traslocandola" nella sfera di un altro pensiero.
Un fattore decisivo nella scelta di esporre questo lavoro è stata la storia similare che lo accomuna con l'edificio del 21er Haus che nasce come padiglione espositivo dell'Austria alla Esposizione Mondiale di Bruxelles del 1958.
Progettato da Schwanzer, che ricevette il Grand Prix d'Architecture per il suo progetto avveniristico e tecnicamente all'avanguardia, il padiglione avrebbe dovuto essere poi distrutto dopo la fine della manifestazione in Belgio. Fu invece smontato in ogni sua parte, rimontato a Vienna e destinato a diventare il museo di arte contemporanea che oggi conosciamo.
Sempre sul tema del tea, oltre all'installazione proditoriamente calpestata, è disposta sul pavimento anche "Spouds" (beccucci), ossia un'installazione composta da un grande "tappeto" di beccucci, appunto, di antiche teiere cinesi di porcellana.

Intorno al laghetto barocco del Belvedere superiore c'è "Circle of Animals / Zodiac Heads", un insieme di 12 teste in bronzo dallo zodiaco cinese. Ogni testa di animale, del peso di circa 500 kg, è sorretta da un palo alto tre metri. Con questo lavoro, Ai Weiwei si riferisce alle teste di animali in bronzo dell’orologio ad acqua che sorgeva al Palazzo imperiale d’Estate di Yuanming Yuan a Pechino. L’orologio ad acqua faceva parte della fontana, che consisteva di 12 figure con teste umane e animali – e che ogni due ore produceva un getto d’acqua. Le truppe francesi e britanniche hanno distrutto l’intero palazzo nel 1860, alla fine della Seconda guerra dell’oppio.
Numerosi tesori, tra i quali le teste di bronzo, sono stati rubati e sparsi in tutto il mondo. Una volta scoperti, la restituzione degli originali dal valore inestimabile è diventata una questione politica. A tutt'oggi, cinque sculture risultano ancora disperse. Ai Weiwei, invece di limitarsi a fare una copia degli originali, ha scelto di rielaborarli, dandone un’interpretazione  monumentale: volutamente ha posto le teste in cima a dei pali, come trofei “decapitati” dai loro predatori europei.
Infine sulla scala del Belvedere Superiore, Ai Weiwei ha appeso le delicate sculture realizzate a mano nello stile degli aquiloni tradizionali cinesi. Sottili barre di bambù formano il telaio e sono ricoperte di seta. La figura è una rappresentazione delle tante creature mitiche dello "Shanhaijing", la più antica raccolta registrata di mitologia cinese.

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