Due mesi fa ho lasciato la zona di via Orsini perché mi sono trasferita. Ma una delle persone che più mi sono rimaste in mente di quella zona è Maria.
Maria è una signora non più giovane che da sola, anzi vive insieme alla sua badante. Non siamo amiche, diciamo che la conosco di vista. Lei è molto più grande di me, ma soprattutto, credo che abbia avuto un ictus, o qualcosa del genere, perché non riesce a camminare normalmente e soprattutto parla a stento, a volte è difficile capire quello che dice. Però "parla", parla in tanti modi:
Prima di tutto è sempre in ordine, i capelli sono sempre in piega, sono biondi, è sempre truccata, ed è sempre ben vestita. Ora non vi immaginate una signora antipatica e troppo elegante, Maria è un'esplosione di colori e di vita, con due occhi azzurri parecchio vispi. La trovavo spesso a far la spesa, e dalla prima volta, avevo notato che tutti la conoscevano, lei salutava tutti sempre col sorriso, e anche quando la fatica per farsi capire era tanta, tanto da diventare paonazza per lo sforzo, lei non rinunciava mai a una parola gentile e allegra. Le persone che ti sorridono senza volere nulla in cambio sono da considerarsi patrimonio dell'umanità, per me, quindi il giochino con lei è partito direi spontaneamente: si faceva a gara a chi salutava l'altra per prima e per quanto mi impegnassi, il suo sorriso era sempre più radioso del mio, e a quel paese tutte le sue difficoltà. Mi stava simpatica anche la sua badante, un po' più cicciona e meno sorridente di lei, ma sempre disponibile a fermarsi con Maria a braccetto, tutte le volte che lei avesse voluto salutare qualcuno per la strada, parecchie fermate.
Poi un giorno Giulia, mia figlia, ha deciso di cominciare a frequentare la parrocchia vicino casa, e così sono entrata in contatto anche io con quella comunità. E ho scoperto che Maria ne era una componente parecchio assidua, quindi, accompagnando Giulia alla Messa, la incontravo sempre.
Maria mi ha sempre dato l'impressione di essere una donna molto forte, malgrado le insidie del suo fisico, ma soprattutto mi ha sempre incantato la sua determinazione a non arrendersi. Non molto tempo fa Giulia è andata a trovarla a casa coi bambini e i catechisti, e quando è tornata mi ha detto che Maria si era commossa per averli tutti lì, "sai mamma, Maria sorride sempre ma soffre di solitudine, quindi noi se ci andiamo la facciamo felice".
A Giugno Giulia ha fatto la prima comunione, e in tutto quel caos di persone, appena entrata in Chiesa, ho visto che Maria era tra le prime file, con un sacchetto grande appoggiato sulle sue gambe. Prima che la messa iniziasse, non senza fatica, si è alzata, ha raggiunto i bambini e ha donato a ognuno di loro qualcosa. A Giulia ha regalato una bustina tutta "brillantosa", viola, con dentro una piccola tigre arancione, di plastica. Insieme alla tigre un bigliettino, scritto con una bella calligrafia, di quelle antiche. Bigliettino che purtroppo abbiamo perso per colpa del trasloco, era piccolo piccolo, ma ho ben presente il senso: non dimenticarti mai di voler bene anche agli animali e di rispettare sempre la natura.
Questo gesto nei confronti dei bambini mi sembrò bellissimo, e mi commosse molto, e senza niente togliere alla solennità della giornata, è stato l'unico momento in cui ho pianto un pochino, di gioia, per lei. Per il fatto che avesse trovato il modo e il tempo di pensare ai bambini, così, con la solita gioia e spontaneità con cui salutava sempre gli abitanti di quella zona. Io non ci abito più. E quando ieri qualcuno mi ha telefonato e mi ha detto che nel pomeriggio Maria era morta soffocata, mentre mangiava, e che né la badante, né il personale del 118 erano riusciti a salvarla da una morte così orribile ho fatto finta di crederci ma non ci credo. Non è possibile.
Maria resta in quel quartiere, continua a farsi bella, continua a vestirsi con tutti quei bei colori, continua a ricevere i bambini a casa sua, e continua a fregarmi col suo meraviglioso sorriso che arriva inevitabilmente sempre prima del mio.