Nuvolari è bruno di
colore,
Nuvolari ha la maschera tagliente
Nuvolari ha la bocca sempre chiusa,
di morire non gli importa niente...
Nuvolari ha la maschera tagliente
Nuvolari ha la bocca sempre chiusa,
di morire non gli importa niente...
Così cantava Lucio Dalla del mitico pilota di
quando ancora l’Italia era solcata dalla Mille
Miglia fra due ali di folla entusiasta che dovette pagare, anch’essa, il
suo tributo di morte.
Molto prima Marinetti e i suoi sodali avevano
affermato “che
la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza
della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi
simili a serpenti dall'alito esplosivo... un automobile ruggente, che sembra
correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia”. Da maschile
che era ai tempi del Manifesto Futurista presto l’automobile cambiò genere
meglio unendo alla velocità il tema dell’eleganza. D'altronde il concetto fu
definitivamente sancito dal detto Donne e
motori con quello che ne consegue.
Delle gare sulle strade più belle della Toscana ma anche dei Concorsi
di eleganza al Giardino di Boboli, del coraggio, del fascino femminile, del
rombo assordante e dell’odore pungente di benzina, dello stridio delle gomme
esasperate in curva, dell’affermarsi della moda italiana, della Firenze fra il
1934 e il ’65 racconta “The elegance of
speed”, la mostra che raccoglie nelle sale di Palazzo Pitti, grazie alla volontà di Eike D. Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, novanta
scatti tratti dall’Archivio Foto Locchi.
La mostra, diretta da Alessandra Griffo e curata da Alessandro Bruni, Erika Ghilardi e Matteo
Parigi Bini, ripercorre le tappe di una vicenda tutta toscana; secondo Eike
Schmidt “viene
spontaneo, guardando le foto dei primi bolidi, osservandone il design e la sua
evoluzione, con le curve della scocca che si fanno via via sempre più morbide e
slanciate, pensare a quello che stava accadendo nel mondo della scultura
contemporanea, e alla sua interazione estetica con l’industria automobilistica.
Ma quale dei due campi guarda all’altro? Difficile determinare, specie nel
periodo futurista, a quanto ammonti il debito del Boccioni di Forme
uniche della continuità nello spazio
(1913) verso gli esemplari di locomozione più sofisticati prodotti in quegli
anni, ad esempio l’Itala 35/45 HP – quella del raid Pechino-Parigi del 1907 - ,
o l’elegantissima Rolls-Royce Silver Ghost”.
Articolata in tre sezioni, la mostra travalica
l’apprezzamento dell’automobile in termini di tecnica, aerodinamica, struttura,
e rievoca un periodo di grandi trasformazioni anche nella viabilità cittadina e
nella storia di Firenze.
La prima sezione è dedicata alle corse
che attraversavano le dolci curve del paesaggio toscano e che hanno segnato
la storia dell’agonismo automobilistico. Nasce in Toscana una rete di
competizioni (Circuito del Mugello, Coppa della Consuma, Circuito delle
Cascine, Circuito di Firenze, Firenze-Fiesole) che accendono la passione per la
velocità e per l’abilità dei piloti. Il rettilineo della Firenze-Mare diventa
teatro privilegiato di record mondiali durante leggendarie gare di velocità.
Nel giugno del 1935 Tazio Nuvolari, su un’Alfa Romeo bimotore preparata da Enzo
Ferrari, supera i 300 km/h e sul chilometro lanciato raggiunge la strepitosa
velocità di 323,175 km/h, battendo il record che pochi mesi prima Hans Stuck, assistito dai tecnici della
futura AUDI, aveva ottenuto a bordo di una potente Typ B (ribattezzata poi Typ
Lucca).
Ai
piloti (in mostra anche alcuni cimeli come caschi e tute, insieme a un bolide
in miniatura che Ferrari preparò per
il figlio Piero nelle officine di Maranello) è dedicata la seconda sezione che mostra uomini
innamorati della velocità e dei cavalli meccanici che nel Novecento non
avevano bisogno di freni, almeno quando li guidava Nuvolari, il mantovano più
veloce d’Italia. Accanto a lui sfilano il raffinato Giannino Marzotto - che
saliva in auto in camicia, doppiopetto e cravatta e il thailandese Principe
Bira, che oltre alla Formula Uno partecipò a quattro Olimpiadi come velista.
L’aristocratico Felice Trossi correva con auto e yacht senza mai perdere la sua
“estrosa e scanzonata disinvoltura” e l’intrepido, scaramantico, Ascari che se
ne andò il giorno in cui aveva lasciato a casa il casco che indossava sempre.
La
storia di questi piloti insieme a quella della nobile Maria Teresa de Filippis
detta Pilotino, che abbandonò le
corse quando il collega che l’aveva sostituita morì in gara, è una storia del
tutto particolare del Novecento in cui si vedono cambiare i costumi, i luoghi,
i volti degli appassionati, le mode.
Alla
moda, naturalmente quella delle carrozzerie,
è dedicata la terza sezione. I
concorsi di eleganza rappresentarono un momento particolare della storia delle
quattro ruote destinate al mercato d’élite. Occasione di sfoggio d’eleganza in
un primo momento, divennero poi una modalità di presentazione del
prodotto-auto.
Firenze era la città dove Barsanti e
Matteucci avevano ideato il primo motore a scoppio brevettandolo nel 1853, dove
circolava la seconda automobile d'Italia (1894) e nel 1901 transitava il Giro
d'Italia Automobilistico. Qui, nel giugno del 1948, nel Giardino di Boboli di Palazzo Pitti, si tenne il “I Concorso d’Eleganza per Automobili”.
Sono trascorsi
pochi anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, la
neonata Repubblica Italiana cerca nel suo DNA il bagaglio di eccellenze per
rinascere. Firenze con la sua cultura e bellezza, crocevia di un importante entourage
internazionale, è il luogo ideale. L’automobile
così come l’abito è uno status symbol: le vetture più belle del mondo
sfilano a Boboli, luogo simbolo della storia fiorentina, proprio come nello
stesso momento fa la moda a Palazzo Pitti. Le foto scattate ai più esclusivi
modelli dell’epoca dai reporter della Foto Locchi per le strade del centro,
mostrano un inedito spettacolo in movimento di bellezze che si esaltano a
vicenda.
A
corredo della mostra è stata realizzata una monografia edita da Gruppo Editoriale in cui sono racchiusi
i 90 scatti dell’Archivio Foto Locchi
esposti in mostra e i testi inediti a cura di Alessandro Bruni e Piero Campani, oltre a un'introduzione di Eike Schmidt.
Palazzo Pitti,
Andito degli Angiolini, Piazza de’ Pitti 1, 50125 Firenze
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giugno - 16 settembre 2018