30/05/15

DUE COSE SOLE SU YOUTH di Gianni Caverni

Dico subito che "Youth" mi è proprio piaciuto e sono d'accordo con chi dice che è un po' il seguito de "La grande bellezza", solo che chi lo dice lo fa con l'intento negativo di infamare il nuovo film di Sorrentino. Io no. 
Altri (altre) qui su I.V. analizzano con precisione ed emozione il film. io mi limito a due sole notazioni che mi sembrano però importanti.
La prima cosa che voglio dire è la straordinaria partecipazione di Diego Armando Maradona al film. Insomma non è proprio il vero Pibe de oro ma è chiaramente lui lo stesso. Particolare del tutto trascurabile è che il Maradona di Sorrentino ha un gigantesco Karl Marx tatuato sulla schiena mentre quello vero ha un grosso Che Guevara tatuato sul bicipide. Trovo bellissimo che in questa straordinaria coppia di giganti della cultura intorno ai quali ruota tutto il film e le riflessioni su vecchiaia e giovinezza,  trovi il suo posto i più grande calciatore di tutti i tempi. Michael Caine / Fred, compositore e direttore d'orchestra famosissimo e in pensione, e Harvey Keitel / Mick, regista di fama internazionale che sta completando la sceneggiatura di quello che definisce "il mio film / testamento", sono amici, amici "che si raccontano solo le cose belle". 
E Maradona perché? Paolo Sorrentino, napoletano, ha 17 anni quando il supercampione argentino porta il Napoli al suo primo scudetto e 20 quando Diego Armando conduce la squadra partenopea a vincere il suo secondo campionato: non basta perché in questo affresco barocco che è "Youth" trovi un posto di grande prestigio anche il grande favoloso campione ormai deformato dagli anni, dagli stravizi, dalla droga, dalla ribellione ma ancora capace di sparare in cielo una pallina da tennis colpendola, in un incredibile palleggio, con il suo magico piede sinistro (nudo!)? E mentre nella piscina termale di quest'albergo per vecchi ricchissimi, nelle Alpi svizzere, si disquisisce delle capacità ribelli e creative dei mancini un Maradona impacciato e modesto informa di esserlo anche lui come se il mondo intero non lo sapesse più che perfettamente.
La seconda cosa che mi preme dire è che questo film ha, proprio perché ideale seguito de "La grande bellezza", confermato la cura assoluta che Sorrentino dedica alla bellezza, delle immagini, delle locazioni, delle atmosfere. Mi sembra serva a poco citare i film precedenti, uno per tutti "Le conseguenze dell'amore", come esempi di un rigore dal quale il regista si sarebbe "pericolosamente" allontanato. la Bellezza e Youth sono evidentemente l'attuale punto d'arrivo nell'evoluzione di un artista e se proprio bisogna occuparsene sarebbe più opportuno provare a capirne il perché, magari cercare di individuare le relazioni profonde che legano le emozioni e la produzione di un artista ai meccanismi sociali, economici, politici, antropologici che stanno muovendo in questo preciso momento questa parte di mondo o, più probabilmente, il mondo intero.
In fondo quello che voglio dire è ben sintetizzato dalla chattata odierna che ho avuto con l'amica Antonella e che qui riporto fedelmente.
anto, ieri poi hai visto qualcosa?

il film di sorrentino
piaciuto?

si molto, forse avrei tolto qualcosa che mi è sembrata di troppo, tipo quella sequenza con tutte le diverse donne sul pratone, ma nel complesso era bello e interessante
quella scena serve solo a presentarci in anteprima la moglie che tutti credevamo morta
hai ragione

lo attaccano perché non è ideologico

secondo me
che poi non è nemmeno del tutto vero perchè la frase chiave è, a parer mio, che le emozioni sono la sola cosa che ci resta ed è un ritratto impietoso del vuoto contemporaneo

infatti si ammazza
uno, l'altro no ma si lascia vivere ed accetta il concerto

padre e figlia fanno emergere i loro sentimenti (non le emozioni) e le loro contraddizioni... parlano per la prima volta , accettano i loro limiti e così emerge una nuova possibilità creativa per entrambi
brava

questo aspetto è bellissimo, la figlia per la prima volta si fa portare (letteralmente) da un uomo in una zona di pericolo e si lascia andare con lui nel vuoto, bella metafora
verissimo. ha letto come ne parla goffredo fofi su internazionale?
hai letto

so che ne parla male ma perché?

ora lo leggo

dice che il film non ha un'anima, ma non è vero, penso anche alla giovane massaggiatrice che ha un'anima-corpo , che non ha bisogno di parlare, o alla consapevolezza di miss universo. Nel film l'anima femminile emerge nella sua bellezza e quando viene recuperata "salva"
ricorda che fofi ha sempre amato stupire. dichiarò che "Ultimo tango a Zagarolo" con Franco Franchi era un capolavoro

infatti la compulsività a girare subito un altro film, a identificarsi con un fare risulta distruttivo. ci sono tante scene bellissime con acqua e figure mezze dentro e mezze fuori , secondo me questo è lo stato del regista, del suo raccontare quanto sta avvenendo dentro e fuori i personaggi

Fofi è vecchio Emoticon smile
e non è rock! Emoticon smile

per quello neanch'io!
io sì, son rock abbestia!

io più lisergica
hahahaha

IL POTERE DELLA SINTESI: LOUISIANA di Gianni Caverni

Il documentario di Roberto Minervini racconta di un'America altra o meglio di un altro lato, quello devastato, del sogno americano. Ma ci preme di sconsigliare vivamente a tutte le persone sane di cervello di andarlo a vedere: una noia sesquipedale ed una mazzata fra capo e collo! Poi fate voi!









Le foto del gruppo di guerrafondai non ci sono per l'intervento della signora della fila di dietro a cui dava noia la luce del mio cellulare. Per la precisione.

28/05/15

DO YOU KNOW SVELTINA? di Miss Holmes


Il sesso lento è bello, che ve lo dico a fare. 
Anzi, ve lo avevo già detto qui. Però a volte c’è bisogno di sesso e basta, sesso al volo, sesso per il tempo che c’è perché farne a meno proprio non si vuole. 
Perché siamo in stato di necessità, come direbbe la cantantessa. 
E allora arriva lei, spesso clandestina e anche vituperata: la sveltina. 
Dieci minuti, cinque, anche meno, consumati come uno sfizio o un bicchier d’acqua agli assetati: l’importante è essere d’accordo in due e ricavarne il piacere desiderato entrambi. Saltarsi addosso nei ritagli di tempo non è attività da trascurare, neanche per le coppie di lungo corso: la temperatura sale rapidamente, il sudore emana sentori eccitanti, la pelle luccica e non c’è tempo per levarsi i calzoni, figurarsi per l’ansia da prestazione. 
Ci si avvicina, ci si afferra, si gode e finisce lì, prendere e dare senza troppe storie, ma con il gusto di un vantaggio condiviso. I luoghi, quelli, son di libera scelta, a patto che il sottile piacere che deriva dal rischio di poter essere scoperti non si trasformi in una denuncia per atti osceni in luogo pubblico: quindi occhio. 
E non perdete di vista il mai troppo lodato tavolo della cucina, perché dopo un bel bicchiere di Barolo o Cannonau le sveltine vengon bene come poche volte, soprattutto se poi si vuole andare a dormire. 
Può capitare pure nel letto condiviso, è ottimo viatico ad un sonno un po’ difficile, rilassa i muscoli senza impegno, svuota la testa dai pensieri della giornata e poi ci si può addormentare senza passaggi ulteriori o accendere l’abatjour e godersi un libro con tutta tranquillità. 
Può anche aiutare a far partire meglio la giornata, con l’umore giusto: meno tensione, meno irritazione, una bella dose di passione e via, siamo pronti per il caffè. 
Ci sono poi gli avventurosi che si lanciano nelle sveltine da viaggio: il bagno dell’autogrill, la toilette dell’aereo, il bugigattolo del treno. Perché no? Arrivare a destinazione con quella bell’aria serafica stampata in viso, che siate in giro per vacanza o per lavoro, è sempre un vantaggio. 
Ma il vero classico della sveltina è la pausa pranzo: il mio più sentito avvertimento va ai temerari da ufficio. 
Quelli che chiudono la porta e si rovesciano sulla scrivania: attenzione! Per il posto e per la persona, ché si sa, le storie coi colleghi, clandestine o meno, son sempre da semaforo rosso. 
C’è chi invece si precipita altrove a incontrare il partner, perché proprio non riesce a tenersi: ecco, questo è quello che mi piace di più. 
Perché non riuscire a resistere al desiderio, quando si è innamorati, è bellissimo. 
Correre come matti per passare un quarto d’ora tra le braccia dell’amato, è una cosa che auguro a tutti, a tutte le età. Perché la gioia del prima, dello “sta per succedere”, quell’arrivare già duri o bagnate, è il segreto della sveltina perfetta. Arrivare caldi per godersi rigorosamente insieme i fuochi d’artificio finali: come al solito, almeno secondo me, funziona meglio con l’amore.

24/05/15

LA LEGGEREZZA E' IRRESISTIBILE. YOUTH SECONDO LEI di Silvia Nardi Dei

Michael Caine è un compositore e direttore d’orchestra in pensione che rifiuta di esibirsi ancora, benché invitato dalla regina Elisabetta a dirigere un concerto a Londra, e Harvey Keitel un noto regista che sta preparando la sceneggiatura di un film/testamento con un gruppo di giovani collaboratori. 
Siamo sulle Alpi svizzere, dove due amici ottantenni trascorrono un periodo di vacanza in un lussosissimo hotel. 
Il regista cerca di reclutare nel cast una famosa attrice, anziana pure lei, e amica sua da sempre, che non accetterà la proposta e brutalmente gli dice che lo considera troppo vecchio per fare un film di successo, scatenando in lui una drammatica reazione.
Accanto ai vecchi troviamo i giovani: la figlia del compositore, poi un attore che si sforza di entrare nel personaggio di Hitler, una splendida Miss Universo, ed anche un Maradona terribilmente obeso e sofferente che compare di tanto in tanto a testimoniare il paradossale e perfido, in questo caso, passare del tempo, insieme a una miriade di personaggi minori, anch’essi descritti con abilità e fantasia, come la giovanissima e sensibile massaggiatrice, che con il tocco delle sue mani riesce a intuire lo stato d’animo dei clienti, o il monaco buddista che medita sul prato dell’albergo e levita nell’aria. Ecco, fin qui i personaggi.
Ciò a cui ho pensato appena uscita dal cinema è stato che le conseguenze dell'amore, quando chiudi il giro della vita, sono tante. Sono sforzi immani per risultati modesti. Quando sei pieno di rughe e conti le pisciate che fai in un giorno, sai che è arrivato il tuo turno: puoi sederti, fare scommesse sugli altri e stare ad osservare quel che accade. 
Puoi ascoltare in silenzio figlie che ti accusano di non averle abbracciate, e urlare contro regine che ti chiedono uno show. Puoi rimpiangere chi hai dimenticato ma amerai per sempre, celebrare dive ingrate e coltivare ancora sogni di gloria. Perchè ormai Igor Stravinskij è come un giro in bicicletta, per te. Perchè tutto - la morte, il rimpianto, il sesso, il candore - ha lo stesso peso specifico: è leggero.
Leggero è a modo suo lo strepitoso anziano compositore. Meravigliosamente sarcastico, teneramente colpevole ma già assolto, pronto a guardare nello specchio d'acqua gli errori fatti e la sua faccia riflessa. Tutto ti sfiora, ma nulla ormai ti annienta, sei sospeso. E se la faccia è quella di Michael Caine, non hai scelta: sei perfetto per la parte.
Un personaggio così dolce e lieve mi sorprende, dopo il Servillo del film precedente, dopo tutto quel Barocco e quel vuoto-pieno di splendore. Non che manchi qui la firma del recentissimo Paolo Sorrentino, anzi (la fotografia, ad esempio, o certi personaggi "esagerati", caricaturali pur standoci tutti) ma stavolta la storia è troppo completa, le emozioni troppo esplose, i personaggi troppo dolcemente consumati, per rinunciare alla bellezza. 
La bellezza, quella grande, infatti, c'è anche qui, eccome! Mentre parli di umanità, di ultime ore, di prostata, tradimento, riscatto, sesso dimenticato, tenerezza, perdono.
Fa riflettere allora che in competizione a Cannes ci siano questi due film italiani, Mia Madre e Youth, che raccontano in modo assolutamente diverso la stessa cosa. Un percorso finale, da qui a là, senza armi spiegate. Nella semplicità e prevedibilità (per me) di Moretti e qui nell'armonia totale di Sorrentino, due facce della stessa storia: genitori e figli, gli uni davanti agli altri ad accettarsi, e la vecchiaia, la morte. La marcia in più di Youth stavolta non è solamente nelle scene ma nelle parole. Cariche di ironia, pungenti, commoventi e FINALMENTE inaspettate.
E poi la musica, che per Sorrentino si può percepire ovunque, ci circonda, ci avvolge: l'anziano compositore la trova in una carta di caramella che, stropicciata tra le dita, serve a scandire il ritmo, nei campanacci delle mucche sui prati o nel soffio del vento che agita le fronde. E poi l'acqua, sia pure quella di una piscina, in cui corpi giovani e vecchi s’immergono per rilassarsi e purificarsi, per osservare gli altri o per parlare e confidarsi con sincerità, come fanno i due anziani amici. 
Quando un film è fatto soprattutto della vita densa delle persone, raccontata in modo magistrale, la storia sovrasta anche lo stile e arriva al centro dello sterno, nel muscolo cuore, che è carne che invecchia ed emozione che rivive. In un dialogo difficile in cui la vita ti perdona, e in uno commovente in cui ti manca il tuo amore, capisci cosa è distante, cosa è vicino, cosa porterai davvero sempre dentro di te. Il futuro, anche per un vecchio, può rappresentare una grande occasione di libertà spirituale insieme al rispetto per il passato, per i ricordi, per la memoria e soprattutto per i sentimenti.
Il film è dedicato ad un altro grande regista napoletano, Francesco Rosi, scomparso da poco.

Youth è un’opera incantatrice, che inghiotte lo spettatore con profondità d’immagine e di pensiero. Una profondità leggera, senza dubbio. 
A chi ha detto che Sorrentino si è "ispirato" a La montagna incantata di Mann faccio i miei complimenti per la cultura e la capacità di intuire certi ipotetici meccanismi da furbetto del regista napoletano: io non l'ho letto, quindi mi accontento di essermi emozionata moltissimo al cinema, e se anche fosse vera questa teoria del quasi plagio, perdono molto volentieri Sorrentino, perchè il film è stupendo.